Comunicato 20-01-2023 Orgogliosamente iscritti all'Ord
Un articolo comparso il 2 Gennaio nella pagina dedicata alle professioni di "Italia Oggi" ci ha spinto, una volta di più, ad una riflessione sul rapporto tra professioni ordinistiche e non ordinistiche.
Come noto, queste ultime hanno trovato un riferimento normativo nella L. 4/2013, che raggruppa le più disparate "professioni non organizzate in ordini o collegi".
Si deve premettere che la normativa comunitaria (direttiva 2018/958) è intervenuta a regolare la materia, stabilendo il principio per cui, al fine di garantire il corretto funzionamento del mercato e contestualmente di evitare restrizioni sproporzionate nell'accesso alle professioni regolamentate, deve essere effettuato un "test di proporzionalità" che permetta di verificare se le ragioni sociali di tutela del sistema economico giustifichino lo "svantaggio" che rappresenterebbero le riserve professionali e i limiti di accesso alla professione.
Ebbene, questo principio nel tempo nel nostro Paese si è declinato in maniera tale da sovvertire l'intento originario, arrivando a volte al paradosso, come nel caso del dottore commercialista ed esperto contabile, di penalizzare il professionista iscritto all'Ordine rispetto a quello che, pur facendo di fatto un lavoro pressoché totalmente sovrapponibile, non è iscritto all'Ordine.
Non dimentichiamo che il primo è soggetto ad un obbligo di formazione continua, peraltro crescente negli anni, all'obbligo di stipulare una polizza assicurativa di responsabilità professionale a beneficio dei propri clienti, ed in generale al quotidiano rispetto del Codice Deontologico cui è sottoposto, a pena di sanzioni disciplinari; il secondo non ha alcuno di questi obblighi, nulla, se non il rispetto della normativa. E ci mancherebbe, aggiungiamo noi.
Il rispetto di tutti questi obblighi saranno compensati da indubbi vantaggi come avere tariffe minime o esclusive di legge garantite ... ebbene NO. Nonostante la normativa comunitaria non precluda di attribuire riserve di legge a patto che non siano ingiustificate e sproporzionate, secondo quanto detto sopra, le attività riservate significative sono ormai solo rappresentate dagli incarichi attribuiti dal Tribunale, attività peraltro svolta solo da una piccola parte della categoria professionale.
Si arriva così al paradosso di cui sopra. A costo di passare probabilmente per novelli "Tafazzi", ce lo diciamo da soli, ci sentiamo ORGOGLIOSI di essere Dottori Commercialisti, orgogliosi di far parte di una categoria che richiede per accedervi delle competenze, maturate con un percorso di studio, poi un tirocinio, quindi certificate da un esame di stato e dalla formazione continua, il tutto sotto il "cappello" del rispetto di un Codice Deontologico, il che si traduce in una maggiore tutela per il mercato. È questo l'aspetto fondamentale, essere una garanzia, a pena di responsabilità, per la collettività.
Siamo quindi sì orgogliosi, ma allo stesso tempo rivendichiamo, in primis dal Legislatore, un'attenzione ed apertura rispetto a quanto sopra, perché troviamo paradossale essere discriminati nonostante il contributo che diamo alla società ed al sistema Paese!
Roma, 20 gennaio 2023
La Giunta UNGDCEC