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Con piacere annunciamo che in data odierna è stato formalizzato un accordo di collaborazione tra l'Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili e ELSA Italia, ramo italiano di The European Law Students' Association, che vede tra i propri associati oltre quattromila studenti e neolaureati di Giurisprudenza ed Economia.

L'accordo è stato siglato dai rispettivi Presidenti nazionali, dott. Matteo De Lise per UNGDCEC e Andrea Signori per Elsa Italia, ed apre il campo ad una collaborazione che permetterà di far avvicinare alla professione nonché al mondo Unione gli studenti universitari - missione tanto più cruciale alla luce della diminuzione di attrattività della professione di dottore commercialista negli ultimi anni, riscontrata anche nel VI° Rapporto Confprofessioni sulle libere professioni che ha registrato il crollo dei commercialisti neoabilitati, passato dai 3.578 del 2010 ai 1.286 del 2019 - al contempo mettendo al servizio di Elsa l'esperienza e competenza dei nostri Associati.

Roma, 20 dicembre 2021

La Giunta UNGDCEC

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Con l'emendamento al decreto legge n. 146/2021, approvato martedì 30 novembre, è stata prevista la non impugnabilità dell'estratto di ruolo. La possibilità di impugnazione diretta del ruolo e della cartella di pagamento invalidamente notificati, invece, è stata limitata soltanto al verificarsi di specifiche e residuali ipotesi.

In particolare, viene introdotto il comma 4-bis all'articolo 12 del DPR 602/1973 (Formazione e contenuto dei ruoli), contenente due previsioni:

1) l'estratto di ruolo non è impugnabile;

2) il ruolo e la cartella di pagamento che si assume invalidamente notificata possono essere direttamente impugnati solo in tre casi: pregiudizio per la partecipazione a una procedura di appalto; blocco di pagamenti da parte della pubblica amministrazione; perdita di un beneficio nei rapporti con una pubblica amministrazione.

La modifica, che ha un impatto evidente sulla compressione del diritto di difesa del contribuente, genera un vero e proprio corto circuito rispetto alla disciplina legale e giurisprudenziale prodottasi nel corso del tempo.

Infatti, se dal punto di vista legislativo basta richiamare i precetti che contraddistinguono l'art. 19 del D.Lgs. n. 546/92, in cui al punto d) è espressamente prevista l'impugnazione del ruolo e della cartella di pagamento, è doveroso rappresentare che la Corte con orientamento ormai consolidato si è spinta ben oltre, affermando che: "in tema di contenzioso tributario l'elencazione degli "atti impugnabili", contenuta nel D.Lgs. n. 546 del 1992, art. 19, pur dovendosi considerare tassativa, va interpretata in senso estensivo, sia in ossequio alle norme costituzionali di tutela del contribuente (art. 24 e 53 Cost.) e di buon andamento della p.a. (art. 97 Cost.)". In questo modo viene confermata quindi un'interpretazione estensiva al diritto di impugnazione del contribuente "avverso tutti gli atti adottati dall'ente impositore che, con l'esplicitazione delle concrete ragioni, fattuali e giuridiche, che la sorreggono, porti comunque a conoscenza del contribuente una ben individuata pretesa tributaria, senza necessità di attendere che la stessa, ove non sia raggiunto lo scopo dello spontaneo adempimento cui è natura/iter preordinato, si vesta della forma autoritativa di uno degli atti dichiarati espressamente impugnabili dal citato D.Lgs. n. 546 del 1992, art. 19" (da ultimo cfr. Cass. ord. n. 3466/2021).

Con l'attuazione della nuova norma, invece, l'estratto di ruolo non è più impugnabile. Mentre in ipotesi di invalidità della notifica si potranno impugnare ruolo e cartella di pagamento unicamente nelle tre citate circostanze, rendendo di fatto impugnabile solo il primo atto con cui si manifesterà la misura cautelare o esecutiva, il che oltre ad inibire il diritto di difesa potrebbe comportare il rischio per i contribuenti (considerando i tempi "lunghi" della giustizia) di subire una misura cautelare prima della pronuncia del giudice.

Assunto che il principale obiettivo posto dall'emendamento di cui sopra sia quello di "sfoltire" la numerosa mole di ricorsi proposti innanzi la Giustizia Tributaria, riteniamo, senza il timore di essere smentiti, che questa non sia la strada giusta da percorrere!

L'obiettivo prefissato (riduzione del contenzioso e limitazione di ricorsi strumentali) potrà essere raggiunto solo in seguito a una seria e organica riforma della Giustizia Tributaria, troppe volte invocata ma non ancora attuata.

Le problematiche che affliggono il contenzioso tributario, tra cui l'elevato numero di controversie e i lunghi tempi del processo soprattutto nel giudizio di legittimità, non possono e non devono essere risolte mortificando il diritto di difesa dei contribuenti.

Alcune delle proposte riportate nel nostro manifesto sulla riforma del processo tributario, pubblicato nel giugno scorso, potrebbero risultare efficaci anche per risolvere i problemi sorti in relazione all'impugnazione dell'estratto di ruolo.

L'introduzione di giudici professionali e specializzati a tempo pieno, non "distratti" dagli affari degli altri uffici giudiziari, riuscirebbe a garantire una maggiore presenza presso le Commissioni Tributarie, migliorando il loro funzionamento e, di conseguenza, contribuendo all'efficace snellimento delle numerose cause pendenti, eliminando già in primo grado quelle "pretestuose". Così come affidare la gestione del reclamo/mediazione tributaria ex art. 17-bis del D.Lgs. n. 546/92 ad un organo terzo rispetto alle parti processuali - ad esempio al Garante del contribuente e/o ad un giudice monocratico (ovvero ad altro soggetto purché diverso dall'ente che emette l'atto impugnato) - potrebbe conferire finalmente efficacia a detto strumento deflativo.

Alla luce di quanto evidenziato fin qui, piuttosto che assistere ad interventi "spot" che si traducono in limitazioni del diritto di difesa dei contribuenti, risulta ad oggi quanto mai necessaria una riforma della Giustizia tributaria mirata alla risoluzione delle esuberanti lacune presenti nel sistema tributario.

Con l'auspicio di poter partecipare ad un dibattito sereno ed equilibrato tra tutti i tavoli istituzionali.

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Roma, 3 dicembre 2021

La Giunta UNGDCEC

Abbiamo assistito silenti alle ultimissime evoluzioni a livello nazionale nella categoria. Dalle dimissioni del collega Miani, alla nomina di tre commissari, alla imposizione delle date da parte del Ministero.

Abbiamo provato a resistere alla tentazione di non dire ciò che ci ribolle dentro, ma ora sentiamo che non è più possibile.

Ci venga perdonato l'orgoglio (magra soddisfazione) di dire a tutti, dal Ministro Cartabia al sottosegretario Sisto, sempre nostro gradito ospite e interlocutore privilegiato, che avevamo anticipato quanto poi è accaduto. Sarebbe un bell'esercizio andare a raccogliere tutte le nostre lettere e le nostre comunicazioni dell'ultimo anno. Potete non farlo perché ve le riassumiamo in un'unica frase: vi avevamo anticipato ciò che sarebbe successo, quali i rischi e quali i problemi e per certi versi vi avevamo proposto già mesi fa delle soluzioni. Abbiamo assistito ad un susseguirsi di errori che hanno portato ad un nuovo commissariamento. Ed è incredibile come alcuni cerchino di far passare oggi come un successo il commissariamento, ora più che mai necessario, ma comunque di per sé sempre un fallimento.

Fallimento.

In questi giorni concitati abbiamo letto a tal proposito anche sul Sole24Ore l'intervista al dottor Massimo Miani.

In queste giornate tristi per la nostra categoria, ulteriormente appesantite da queste uscite, ci duole solo comprendere che - nonostante tutto quanto accaduto, in particolare, nell'ultimo anno - la ex guida della nostra professione non accenni mai a ciò che è veramente successo e che oramai è acclarato: il fallimento della politica portata avanti fino ad oggi, una politica dell'attesa e del rinvio, senza alcuni tipo di confronto.

Soprattutto con noi.

Miani afferma, invece, che la causa di tutto questo "guazzabuglio" sarebbe una crisi degli Ordini... ma soprattutto il ruolo dei Sindacati. In particolare, ci accusa di pretendere un ruolo che non è il nostro; che non riconosciamo la rappresentanza istituzionale e che abbiamo un peso "che non si sa bene". Forse non conosce il peso che abbiamo, non lo ha visto o si è rifiutato di accettarlo, questo però non può più essere un nostro problema.

Ascoltare i Sindacati non sarebbe stato un indecoroso svilimento del proprio ruolo istituzionale, ma in compenso avrebbe potuto essere l'occasione per avere suggerimenti - forse addirittura soluzioni! - dalla "base". Col senno di poi, per sapere come sarebbe andata a finire, avrebbe potuto semplicemente ascoltarci o organizzare una videoconferenza rapida (un'oretta al massimo) dove discutere serenamente e trovare - si, anche insieme a noi - una soluzione. Ma si è deciso di fare altro. Tutt'altro (ndr: come mandare l'intera Giunta Nazionale in disciplina).

Tornando all'oggi, nell'attesa che i commissari portino avanti il loro compito nella maniera più corretta possibile, rilanciamo le nostre proposte e invitiamo tutti i commercialisti a sottoscrivere un patto di mandato che aiuti e convinca ognuno a fare la sua parte.

Perché è necessario costruire le fondamenta della nostra nuova casa e perchè dovrà essere evidente a tutti che i commercialisti sono la giusta e necessaria cura ai problemi economici del paese.

Una cura che per essere efficace dovrà essere tempestiva.

Dovremo iniziare a ricostruire partendo da alcuni punti fondamentali, quali il recupero della dignità, la forza della conoscenza e la nostra assoluta imprescindibilità sulle nostre materie e - permettetecelo - la coesione e la collaborazione fra generazioni differenti.

Perché il rinnovamento è fondamentale, perché serve una politica di categoria illuminata, che abbia una visione.

Che unisca e non divida.

Abbiamo bisogno di cambiare e ripartire, di costruire un nuovo metodo basato sul confronto, fatto di esperienze e anche di giovani professionisti. Quegli stessi giovani che saranno naturalmente protagonisti dei tempi che verranno e che non possono essere visti dal vertice come un problema da risolvere o peggio addirittura come capri espiatori, ma come risorse da cui attingere a beneficio di tutti.

Abbiamo bisogno - in buona sostanza - di un nuovo metodo perché il "vecchio metodo" fin qui seguito ha semplicemente fallito.

Di questo e di molto altro parleremo, anche raccogliendo spunti e idee da chi vi parteciperà, in occasione del Forum del 10 dicembre a Roma presso l'Auditorium della Tecnica, ospitati da Confindustria.

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 Roma, 29 novembre 2021

La Giunta UNGDCEC

Nei giorni scorsi, a seguito dell'introduzione del Decreto Legge 11 novembre 2021 n. 157, il cd "decreto antifrode", e della conseguente estensione del visto di conformità sulle operazioni di cessione dei crediti derivanti da bonus edilizi, il Presidente Nazionale LAPET, Dott. Roberto Falcone, ha auspicato, attraverso articoli apparsi sulla stampa di settore, un ampliamento delle categorie professionali abilitate al rilascio del suddetto visto; ampliamento ritenuto addirittura "indifferibile". Nella visione del Dott. Falcone, l'ampliamento ai tributaristi qualificati e certificati (quali, evidentemente, quelli iscritti all'associazione che Egli presiede) "sarebbe una garanzia per il contribuente".

Non intendiamo sostenere l'immane sforzo necessario ad intravedere la spiegazione del come e del perché l'estensione ai professionisti non iscritti ad albi professionali di cui all'art. 2229 c.c. si tradurrebbe in una garanzia per il contribuente (il quale comunque dovrebbe richiedere ad un soggetto in possesso dei requisiti previsti dalla vigente normativa l'apposizione di un visto obbligatorio).

Cogliamo invece l'occasione concessa dalle parole del Dott. Falcone per svolgere una seria riflessione sui termini di quanto dallo stesso auspicato.

Ciò che anzitutto vogliamo sottolineare è la meraviglia e lo sconforto di dover constatare come si vogliano ignorare - o peggio ancora, si ignorino realmente - i presupposti cardine delle professioni ordinistiche, che trovano il proprio fondamento in specifiche previsioni normative, istituite col fine di garantire la maggiore tutela possibile degli interessi generali dello Stato.

Il visto di conformità non viene richiesto a tutela diretta del contribuente, ma a garanzia del corretto funzionamento dell'operazione, così da assicurare la regolare fruizione delle detrazioni spettanti, divenute credito di imposta. La tutela che riceve il contribuente dal rilascio del visto di conformità è indiretta: il buon funzionamento del sistema di controllo delle detrazioni fiscali consente allo Stato di poterle concedere ed al contribuente di poterne fruire, anche sotto forma di credito di imposta passibile di cessione.

In tale più ampia ottica, il rilascio del visto di conformità non può che essere, giustamente, relegato ai soggetti iscritti in professioni ordinistiche, che operano nel rispetto di ordinamenti precisi e sotto il controllo del Ministero della Giustizia.

Ci sembra che si voglia faziosamente ignorare tutto ciò.

L'estensione auspicata contrasterebbe quindi con tutta evidenza con la ratio dell'attuale impianto normativo e non si tradurrebbe affatto in alcuna maggiore garanzia per il contribuente, ma soltanto in un eventuale beneficio economico per chi oggi non possiede i requisiti necessari al suo rilascio, requisiti certificati, oltre che da uno specifico percorso di studi, anche dal superamento di un apposito esame di Stato.

Non vediamo niente di più lontano dai principi che dovrebbero animare i soggetti autorizzati all'apposizione del visto di conformità su documenti con valenza fiscale quanto il piegare l'interesse generale dello Stato a quello economico dei singoli.

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Roma, 1 dicembre 2021

La Giunta UNGDCEC

Gentile Collega,

siamo lieti di invitarTi al prossimo convegno organizzato da IUYA, in collaborazione con UNGDCEC, Fondazione Centro Studi UNGDCEC, Coordinamento Regionale UNGDCEC Emilia-Romagna e UGDCEC di Parma, che si terrà il giorno venerdì 26 novembre 2021, dalle ore 9.30 alle ore 13.00 e che avrà come titolo:

IL BUSINESS PLAN PER I MERCATI ESTERI
L'importanza della pianificazione fiscale per l'internazionalizzazione

L'evento si svolgerà in presenza presso l'Unione Parmense degli Industriali - Sala G.C., Strada Ponte Caprazucca 6/a - Parma.

Sarà possibile assistere al convegno in presenza, fino al riempimento della capienza massima della sala, registrandosi al seguente link: https://www.eventbrite.com/e/biglietti-le-unioni-er-incontrano-la-giunta-il-business-plan-per-i-mercati-esteri-206999680617

L'evento sarà gratuito e in corso di accreditamento presso il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, consentendo di maturare fino a n. 4 crediti validi ai fini della FPC (codice materie: C.4.1 Analisi strategico-competitiva dell'impresa: analisi interna ed esterna; C.4.3 Pianificazione degli investimenti (capital budgeting) e business planning; C.4.9 Redazione e composizione del Business Plan).

Il riconoscimento dei crediti formativi NON avverrà tramite autocertificazione. L'elenco dei partecipanti sarà trasmesso direttamente al Consiglio Nazionale al termine del Convegno. Una volta acquisiti i dati dei fruitori dell'evento, il portale FPC invierà come di consueto le informazioni necessarie per il caricamento dei crediti formativi all'Ordine di appartenenza dell'iscritto.

Al seguente link puoi trovare la locandina dell'evento.
Nella stessa pagina saranno pubblicate eventuali slides degli interventi:  

Convegno 26-11-2021

Ti aspettiamo!

Un caro saluto,
La Giunta UNGDCEC

Gentile Collega,

sottoponiamo alla Tua attenzione il sondaggio promosso dalla Commissione Processo Tributario UNGDCEC, finalizzato a comprendere lo "stato dell'arte" delle Commissioni Tributarie sul territorio nazionale, così come si presentano nelle immediate vicinanze del termine dello stato emergenziale per la giurisdizione tributaria (31/12/2021).

Il sondaggio è rivolto solamente a coloro che esercitano l'attività di difesa presso le Commissioni Tributarie.

Viene infatti richiesto di riportare se, alla data odierna, presso le Commissioni Tributarie situate nella propria Regione di riferimento (CTR e CTP) venga data la possibilità di celebrare le udienze anche in presenza - e non solamente tramite modalità "da remoto".

Puoi compilare il questionario al seguente link:

https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLScK3n_UioUDNbUfJLgl49PdkaWuzJFWn-5IudO5M-3tY_86aw/viewform?usp=sf_link

Cordiali saluti.

La Segreteria UNGDCEC

COMUNICATO STAMPA

PROFESSIONISTI "CONDANNATI" AL LAVORO

Come UNGDCEC combattiamo ogni giorno importanti "battaglie". Lo facciamo per il bene della categoria e per l'economia del Paese. Ci adoperiamo con instancabile dedizione anche nei momenti più difficili: spendiamo con fervore e spirito di servizio la nostra professionalità per farci ascoltare dalle istituzioni al fine di creare un sistema fiscale più equo ed un sistema amministrativo più razionale; lavoriamo con abnegazione per adempiere ai nostri doveri ed assistere i contribuenti nel rispettare le scadenze di legge; lottiamo con "tutte le nostre forze" perché siamo iscritti ad un albo e crediamo fortemente nell'importanza della professionalità, delle competenze e della deontologia. Ma quando proprio queste forze ci abbandonano, quando come ogni persona abbiamo delle difficoltà di salute, non "condannateci" al lavoro.

In Italia non esiste una disposizione di legge che consenta ai professionisti appartenenti ad altri albi professionali o genericamente ai titolari di partita Iva di posticipare di diritto le scadenze dei propri clienti in caso di malattia. Se ci concentriamo, ad esempio, sulla situazione della nostra categoria, noteremo che di frequente ci troviamo costretti a dover rimandare interventi importanti o cure fondamentali per necessità di rispettare le scadenze imposte dall'Amministrazione finanziaria e dagli impegni di studio in genere per tutte le attività di lavoro che svolgiamo poiché, in caso contrario, saremmo ritenuti responsabili personalmente per le sanzioni addebitate ai contribuenti per gli eventuali ritardi negli adempimenti. Per non parlare delle professioniste in gravidanza, che devono sperare di non partorire in date previste per udienze, perché - se eccezionalmente rinviate, dietro espressa richiesta - vengono magari posticipate a ridosso del parto, come se tale avvenimento fosse un normale "contrattempo" gestibile in qualche giorno.

Questo, in parole povere, significa ritenere (senza alcuna logica e morale) che noi professionisti non possiamo permetterci di ammalarci, come se lo scegliessimo poi, e dunque per noi parrebbe non valere il "diritto alla salute" previsto dall'art. 32 della Costituzione italiana.

I tragici fatti di cronaca dell'ultimo periodo hanno messo ulteriormente in luce la carenza di tutele per la categoria dei liberi professionisti, carenza che non può più essere ignorata.

L'intervento del Senatore De Bertoldi, che per primo ha firmato il disegno di legge n. 1474, conosciuto come "Ddl Malattia", che potrebbe colmare almeno in parte questo vuoto normativo, sembra restare tuttora inascoltato. Come Unione abbiamo voluto appoggiare il suo progetto, sollecitandone l'approvazione attraverso comunicati, webinar dedicati e conferenze stampa. 

Se il disegno di legge proposto venisse approvato, di fatto è come se ai lavoratori autonomi venisse riconosciuto il periodo di malattia concesso ai lavori dipendenti, in quanto la disposizione in commento prevederebbe la sospensione di decorrenza dei termini di adempimento a carico dei liberi professionisti in caso di infortunio o di malattia. Tale sospensione sarebbe valida dal momento del ricovero in ospedale, oppure dall'inizio delle cure domiciliari, fino a 45 giorni dopo la data delle dimissioni oppure alla fine delle terapie. Tale previsione permetterebbe in parte ai liberi professionisti di poter risolvere i propri problemi di salute senza dover essere obbligati a lavorare allo stremo delle proprie forze (e oltre) e consentirebbe quindi ai clienti di evitare danni e/o sanzioni per mancato adempimento. Lo stesso beneficio spetterebbe anche alle libere professioniste in caso di parto prematuro o interruzione di gravidanza.

Il provvedimento, al vaglio della commissione del Senato, interesserebbe un'ampia platea di contribuenti: commercialisti, esperti contabili, avvocati, notai, ingegneri, geometri ed altri professionisti vincolati dagli adempimenti derivanti da un determinato incarico da cui scaturiscono precise responsabilità di legge.

Tuttavia, il silenzio del Governo rispetto all'approvazione di tale disegno di legge, nonostante le dichiarazioni pubbliche del MEF di impegnarsi in tal senso e la mole di proposte avanzate dal mondo professionale, è diventato ormai inaccettabile.

Chiediamo quindi a gran voce alle istituzioni di non temporeggiare ulteriormente al fine di garantire dignità al professionista e rispetto dei diritti inviolabili della persona, la salute non può aspettare!

Non condannateci a lavorare allo stremo delle nostre forze, approvate al più presto il "Ddl Malattia".

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Roma, 15 novembre 2021

La Giunta UNGDCEC

Chi siamo

L'Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili è stata costituita il primo maggio 1989, per la necessità di costituire un organismo nazionale di rappresentanza la cui natura volontaristica miri al perseguimento di obiettivi di alla crescita professionale, etica e culturale degli iscritti. L'unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Bergamo è stata fondata nel 1989, per diffondere anche sul territorio locale lo "spirito di Unione"

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