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Comunicato stampa: Una nota stonata: Ecobonus e Big Four

Il Decreto Rilancio, nell'ambito delle misure urgenti messe in campo dal Governo anche per contrastare la crisi economica generata dall'emergenza epidemiologica da Covid-19, ha incrementato al 110% l'aliquota di detrazione delle spese sostenute dal 1.7.2020 al 31.12.2021 (si parla di una proroga al 2023), a fronte di specifici interventi in ambito di efficienza energetica, di interventi di riduzione del rischio sismico, di installazione di impianti fotovoltaici nonché delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici (c.d. "Superbonus"). Sono diverse le tipologie di intervento agevolabili, anche in virtù della normativa preesistente ancora in vigore, per quanto si ritiene importante qui evidenziare la novità costituita dalla possibilità generalizzata di optare, in luogo della fruizione diretta della detrazione, per un contributo anticipato sotto forma di sconto in fattura o, in alternativa, per la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante. Tale possibilità riguarda non solo gli interventi ai quali si applica il citato "Superbonus", ma anche quelli di recupero del patrimonio edilizio, di recupero o restauro della facciata degli edifici esistenti (c.d. "Bonus facciate"), per l'installazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici.

A presidio della corretta fruizione delle predette agevolazioni, il Legislatore ha previsto - già nella normativa primaria contenuta negli artt. 119 e 121 del D.L. 19.5.2020 n. 34, convertito con L. 17.7.2020 n. 77 - la previsione di una "asseverazione tecnica" nonché dell'apposizione di un "visto di conformità".

Tuttavia, se con riferimento alla asseverazione tecnica le indicazioni contenute nella Circolare n. 24/E dell'Agenzia delle Entrate dell'8.8.2020 e nei Decreti Ministeriali emanati dal MISE hanno già delineato il perimetro dell'attività che dovrà essere svolta dai tecnici abilitati, quanto al visto di conformità ancora si attendono maggiori indicazioni circa il contenuto minimo che dovrà prevedere.

Sta di fatto che, ai fini dell'opzione per la cessione o lo sconto fattura riferiti al "Superbonus" previsti dall'art. 121 del Decreto Rilancio, è necessario richiedere il visto di conformità dei dati relativi alla documentazione che attesta la sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d'imposta e che, data la rilevanza della certificazione da rilasciare, il Legislatore ha previsto che il visto di conformità sia rilasciato ai sensi dell'art. 35 del citato Decreto Legislativo n. 241 del 1997, dai soggetti incaricati della trasmissione telematica delle dichiarazioni (dottori commercialisti, ragionieri, periti commerciali e consulenti del lavoro) e dai responsabili dell'assistenza fiscale dei CAF che sono tenuti a verificare la presenza delle asseverazioni e delle attestazioni rilasciate dai professionisti incaricati.

Va da sé che rilasciare una attestazione circa la sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d'imposta, implica necessariamente un bagaglio di conoscenze di natura tecnica, non solo fiscale ma anche giuridica, in senso lato, di cui possono disporre soltanto i professionisti qualificati.

La posta in gioco è davvero elevata, anche da un punto di vista economico e sociale. Occorre garantire che tale misura fiscale - dal potenziale davvero enorme per la ripresa economica del Paese e della sua modernizzazione, che interviene, evidentemente, in un momento di grande difficoltà sociale del Paese considerando l'emergenza sanitaria in essere - venga fruita al meglio e al massimo del possibile, prevenendo, grazie al controllo dei professionisti, ogni forma di frode a carico dello Stato.

In tal senso può essere accolto favorevolmente il fermento e l'interesse che sta mostrando il mondo bancario e finanziario per l'acquisto dei crediti fiscali che scaturiranno dall'esecuzione dei lavori agevolabili. Se il sistema bancario svolgerà a pieno il proprio ruolo, acquistando i crediti fiscali e immettendo anche la liquidità preventiva per avviare i lavori, allora si potrà davvero centrare l'obiettivo prefissato dal Legislatore e sostenere attraverso queste misure, la ripresa economica del nostro Paese.

Sul fronte del sistema produttivo - dei professionisti e delle imprese interessate - si evidenzia che l'attenzione sarà certamente massima, ben potendo i tecnici mettere a servizio tutte le proprie preziose competenze, mai come ora indispensabili.

Tutto ciò qui evidenziato, però, lascerebbe spazio ad un'unica "nota stonata": sono stati infatti già stipulati degli accordi su scala nazionale tra i principali istituti bancari (ma anche importanti operatori del settore energetico interessati all'acquisto del credito fiscale) con "società esterne", principalmente le grandi società di revisione, per la verifica della documentazione amministrativa ai fini dell'acquisto del credito e, finanche, per il rilascio del visto di conformità.

E' infatti del 16 settembre u.s. la notizia pubblicata sul "Sole 24 Ore" che, dopo l'accordo già raggiunto tra Banca Intesa e la Deloitte, vi sia anche quello fra Unicredit e Pwc con la conseguenza che a catena, molto probabilmente, si muoveranno anche le altre società di revisione, cannibalizzando così, ancora una volta il mercato.

Le c.d. "Big Four" stanno pertanto intervenendo nuovamente aggredendo il mercato, accordandosi con i principali Istituiti di credito per offrire alla clientela pacchetti "all inclusive" dove, a fronte della cessione del credito, viene previsto un unico corrispettivo che comprende sia la remunerazione della banca che l'asseverazione tecnica ed il visto di conformità della società di revisione. Con questa "architettura" il cliente finale percepirà il visto di conformità come una sorta di "appendice" al servizio erogato dalla banca e difficilmente sarà in grado di percepirne e riconoscerne l'importanza, la delicatezza, le responsabilità di chi lo rilascia e non in ultimo per importanza, il suo valore economico.

La conseguenza è abbastanza ovvia, tale attività risulterebbe essere parte di un "pacchetto" indistinto di servizi e consulenza che potrebbe lasciare intendere che una sua componente venga svolta a titolo gratuito o comunque a basso margine, con l'evidente difficoltà, in capo al singolo professionista, di posizionarsi poi sul medesimo mercato per la stessa attività con offerte professionali economiche concretamente concorrenziali. Tutto ciò porterebbe ad una "limitazione" dell'apporto sul mercato di riferimento di tutte quelle figure ordinistiche con specifica professionalità e competenza, ed ancora una (infelice) lotta di prezzo che andrebbe a minare decisamente la qualità dei controlli di tali attività.

Il tema è ampiamente noto e la replica (purtroppo!) di qualcosa di già visto.

L'UNGDCEC in data 6.12.2019 aveva dedicato proprio il suo XI forum all'approfondimento del tema delle Big Four nell'attività consulenziale - ovvero ulteriore a quella della revisione pura - con apertura dell'evento di una lectio magistralis dell'ex Ministro dell'Economia Prof. Giulio Tremonti, il quale ha lanciato più volte un monito all'Antitrust Europeo invitandolo ad occuparsi dello strapotere e della posizione dominante dei quattro grandi colossi internazionali della revisione che, avendo esteso a dismisura il loro business anche alla consulenza finanziaria ed industriale, legale e fiscale, hanno di fatto minato i più basilari principi di concorrenza spiazzando, in concreto, le libere professioni, ovvero creando ".un oligopolio globale nella consulenza economica e fiscale" che da sempre fa emergere "reali conflitti d'interesse".

Non ci si poteva d'altronde aspettare diversamente da una lobby che detiene più del 50% del mercato consulenziale (nonché il 90% di quello della revisione legale e contabile) che - anche in questo caso - non ha perso (come orami sempre fa) l'occasione per abbracciare altri "mondi" consulenziali, con politiche aggressive volte a distorcere il mercato e la libera concorrenza.

Come detto nessuno stupore, solo tanta amarezza!

Amarezza perchè già in passato l'Antitrust è dovuta intervenire per multare le principali società di revisione accusate spesso di creare un "cartello" per suddividersi il mercato e calmierare i prezzi delle consulenze tagliando fuori - di fatto - tutti i concorrenti, compresi i professionisti iscritti all'albo.

Amarezza perché la massificazione dei servizi che vengono erogati dai network internazionali su scala industriale non potrà - ancora una volta - che produrre l'effetto di avere una "standardizzazione" degli stessi, compromettendone una "personalizzazione", mai come ora necessaria sia per la delicatezza dei temi in argomento, sia per i soggetti ai quali questa normativa si rivolge, colpiti da una crisi senza precedenti in un Paese già fortemente in difficoltà.

Come non ribadire allora a gran voce quanto sia sempre più opportuno un intervento incisivo da parte di chi legifera e delle autorità sovranazionali per evitare che errori del passato continuino incessantemente a reiterarsi, per evitare (prevenire!) comportamenti distorsivi della concorrenza. Bisogna intervenire nelle leggi, bisogna operare dei correttivi e farlo una volta per tutte!

Gli effetti - quindi - di tutto questo oggi si sentiranno proprio in relazione alle misure straordinarie elaborate dal Governo per contribuire alla ripresa del Paese nell'epoca di un'emergenza senza precedenti da diffusione del coronavirus, con un impatto su tutti, sul mercato, sulle imprese, sui cittadini, sui professionisti specializzati, minando la stessa ratio del Superbonus di far ripartire l'economia italiana in settori che hanno risentito della pandemia (tra i quali vanno incluse le categorie professionali).

Un'attività così delicata come quella specifica della materia qui trattata non dovrebbe essere demandata a procedure eccessivamente standardizzate ed effettuate da soggetti che non dispongono della specializzazione specifica. Ed ancora, non dovrebbe essere valutata solo per consentire di "aggredire" un mercato potenzialmente redditizio.

È nostra assoluta convinzione che soltanto una attività professionale effettuata capillarmente su tutto il territorio nazionale, da soggetti come i dottori commercialisti, potrà consentire di esercitare attentamente quel controllo preventivo necessario a certificare la regolarità dell'intero iter amministrativo che prelude alla successiva cessione del credito, evitando spiacevoli verifiche a posteriori per il recupero di detrazioni non spettanti in capo ai contribuenti o, peggio ancora, per scongiurare danni a carico dell'Erario derivanti dalla impossibilità di recuperare il credito orami acquistato in buona fede e non contestabile in capo ai cessionari fruitori della detrazione.

Proprio a salvaguardia di quanto suddetto, a tutela in primis dei soggetti richiedenti e destinatari di tali misure di sostegno e, perché no, anche a garanzia di una maggiore dignità per l'attività professionale del dottore commercialista, si ritiene che debba essere prioritario e necessario un intervento mirato che stabilire i parametri (uguali per tutti) per il calcolo degli onorari professionali connessi al "superbonus", così come è stato già fatto con l'indicazione dei prezzari opere/materiali per ogni intervento oggetto di apposita asseverazione nell'ambito della materia qui in argomento.

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La Giunta UNGDCEC                             

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L'Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili è stata costituita il primo maggio 1989, per la necessità di costituire un organismo nazionale di rappresentanza la cui natura volontaristica miri al perseguimento di obiettivi di alla crescita professionale, etica e culturale degli iscritti. L'unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Bergamo è stata fondata nel 1989, per diffondere anche sul territorio locale lo "spirito di Unione"

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