Comunicato Stampa 26-03-2021 È arrivata l'ora di "spingere" con le udienze da remoto
È arrivata l'ora di "spingere" con le udienze da remoto
Con l'inaugurazione del nuovo anno giudiziario è giunta la "certificazione" (l'ennesima invero) della "cattiva riuscita" delle udienze in videoconferenza nel processo tributario, per problemi tecnici - dovuti alla rete essenzialmente - per scarsità di dotazioni e, si può forse supporre, per una carente dimestichezza col mezzo tecnologico da parte degli organi giudiziari. La naturale conseguenza è che, a quattro mesi dall'approvazione delle regole tecniche per lo svolgimento delle udienze da remoto, la maggioranza delle Commissioni Tributarie procede in continuità con l'udienza "cartolare", ossia con il deposito di memorie scritte e senza alcuna discussione orale tra le parti in giudizio.
Le esigenze dei contribuenti collimano - certamente - con una sentenza tempestiva e giuridicamente corretta ma la trattazione documentale, come evidenziato in molteplici sedi, potrebbe non consentire alle parti di riuscire a far comprendere a pieno tutti i critici aspetti tecnico-fiscali del contenzioso portando ad uno svilimento di diritti costituzionalmente garantiti quali l'effettività del contraddittorio ed il diritto di difesa. Ciò che più stupisce è che risale a fine 2018 la norma (art. 16, comma 4 della legge n. 136/2018) che ha concesso la possibilità della partecipazione alle udienze (pubbliche o camerali) a distanza, di fatto equiparando il luogo dove avviene il collegamento da remoto all'aula di udienza.
Ed ancora, un particolare aspetto sul quale ci si è soffermati durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario tributario della fase di merito ha riguardato proprio il contesto delineatosi a seguito dell'avvio delle udienze in videoconferenza attivate unicamente dalle Commissioni Tributarie effettivamente in possesso delle "necessarie dotazioni informatiche". Contesto, a tal proposito, più volte definito "a macchia di leopardo", come, a titolo esemplificativo, si evince chiaramente dalla lettura del documento redatto dal coordinamento regionale UNGDCEC Emilia-Romagna in merito a quanto accaduto nelle Commissioni tributarie locali, laddove, a seguito della decretazione degli ultimi mesi del 2020, la possibilità di procedere con la trattazione in videoconferenza è stata concessa solo in rarissimi casi (cui si rinvia).
Insomma, una situazione per niente priva di "diseguaglianze su base Italia" - a seconda del luogo di competenza territoriale delle commissioni - e che porta con sé il rischio che al "collo di bottiglia" rappresentato, ancora oggi, dai giudizi pendenti in Cassazione, si aggiunga quello del pregresso di merito, dovuto alle difficoltà di "smaltimento" che l'emergenza sanitaria ha contribuito a produrre.
In tale contesto si potrebbe, forse, prendere esempio dalla c.d. "economia reale" - che ha visto molte attività economiche riconvertirsi - sfruttando ciò che, in un certo senso, il virus ha avuto modo di insegnarci anche in relazione alle possibilità offerte dalla tecnologia. Nell'ambito del contenzioso tributario, quindi, una maggiore spinta verso l'udienza da remoto potrebbe contribuire, in particolar modo pro-futuro, ad un ritorno ai livelli di efficienza che la giustizia tributaria ha registrato poco prima della pandemia, dando così (finalmente) attuazione alla - non più così giovane - normativa sulle udienze a distanza.
Roma 26 marzo 2021
La Giunta UNGDCEC