È giunta l'ora di un vero "patto fiscale". Non è più tempo di saldi e stralci generalizzati. È finita la stagione dei condoni, tombali o meno. Non si può più sentire disquisire politici di ogni colore, nonché colleghi stessi, di riproporre a una rottamazione quater sic et simpliciter come quelle del passato. I giovani professionisti da settimane si stanno interrogando su un aspetto. "Se non ha funzionato la prima rottamazione, se non ha operato secondo i desiderata la rottamazione bis e la rottamazione ter, causa covid ma anche causa rate impazzite, ha riscosso meno successo del previsto. perché fatta la "quater" non pensiamo a qualcosa di definitivo?".
Crediamo sia il momento, la giusta epoca, per pensare a qualcosa che possa essere più utile a tutti.
Bisogna rilanciare, bisogna finalmente fare qualcosa di nuovo.
Un nuovo patto, che riconduca sul giusto binario il rapporto fra lo Stato e il contribuente. Ne avevamo già discusso nelle prime interlocuzioni con l'Agenzia delle Entrate.
Molto semplicemente un primo vero, finalmente concreto, "patto fiscale". Un patto dove allo stesso tavolo sieda il Fisco, considerato da sempre il socio occulto delle imprese e che potrebbe finalmente diventare un socio "attivo", le imprese e ovviamente i dottori commercialisti che avrebbero l'impegno di sancire questo patto.
Nei dati che stiamo raccogliendo è sempre più evidente come moltissime imprese non siano "in crisi", intesa quale squilibrio finanziario, con fornitori e banche ma molto più spesso solo o principalmente col fisco.
L'ipotesi a cui stiamo lavorando prevederebbe Noi dottori commercialisti chiamati a costruire piani di ristrutturazione del debito fiscale basati principalmente sulla programmazione finanziaria, sia in momenti di crisi che in momenti - così come la nuova normativa dovrebbe e potrebbe imporre - di pre-crisi, per proporre al Fisco piani di rientro che abbiano una concreta sostenibilità per le aziende oltre che un gettito certo per lo Stato garantito da numeri, programmazione ed asseverazione fatta da un professionista. Piani che prevedano anche lo stralcio certamente, ma che non sia l'unica via.
Un tavolo di discussione aperto fra tutte le parti sociali per "risolvere" il tema dei debiti scaduti e difficilmente riscuotibili. Dei business plan ad hoc asseverati dai dottori commercialisti e volti a dimostrare come, con tempistiche variabili a seconda della impresa stessa, il contribuente possa rientrare dai propri "guai" fiscali.
L'obiettivo è raggiungibile anche adattando strumenti esistenti, quali la transazione fiscale, senza però avviare delle vere e proprie procedure concorsuali con tutti i creditori le quali, molto spesso, producono effetti indesiderati - specie di tipo reputazionale - nel tessuto economico in cui operano le imprese.
D'altronde anche le allerte esterne da parte dei creditori qualificati, introdotte dal Codice della Crisi, rischiano di restare lettera morta se, una volta recapitate ai destinatari, l'unica soluzione per le imprese sarà quella di trovare le risorse necessarie a discapito di tutti gli altri creditori senza un coinvolgimento vero dell'Erario anche nella ristrutturazione del proprio credito. È del tutto evidente che le attuali misure premiali contenute nella nuova composizione negoziata della crisi non siano sufficienti, né come incentivo per fare emergere tempestivamente la crisi né come strumento di compartecipazione alla risoluzione della stessa.
Abbiamo i numeri e le competenze, abbiamo le conoscenze che servono per porre le basi di una riforma epocale, più complessa certo ma forse definitiva.
https://www.knos.it/editoriale/news/2022/05/16/per_un_patto_fiscale_per_tutti._16-05-2022/14259
Roma, 16-05-2022
La Giunta UNGDCEC