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Tra gli interventi contenuti nel nuovo "Decreto" Aprile, poi Maggio, ora "Rilancio", sicuramente particolare interesse e attenzione, soprattutto da un punto di vista mediatico, lo stanno ricoprendo in queste ore gli incentivi fiscali legati al sismabonus, ecobonus e ristrutturazione. Qualora venisse confermato, l'UNGDCEC non può che accogliere con soddisfazione l'irrobustimento di questo strumento che può risultare determinante per sostenere il settore dell'edilizia, tra i più colpiti già dalla crisi economica dal 2008 e che da allora ha parecchio faticato a rialzarsi.

Il bonus, dalle anticipazioni della stampa, dovrebbe riguardare i lavori svolti nella finestra temporale compresa tra il 1 luglio 2020 e il 31 dicembre 2021 e che comportino un miglioramento dell'edificio dal punto di vista energetico e antisismico. Dal punto di vista operativo il decreto dovrebbe prevedere - questa è l'enorme novità - un aumento della percentuale di detrazione fino al 110% del costo sostenuto e la possibilità di usufruire di uno sconto in fattura per un importo pari al credito, anche attraverso una cessione dello stesso ad istituto bancario da parte dell'impresa che effettua i lavori. 

Questo meccanismo a regime comporterebbe sicuramente un vantaggio sia per il proprietario dell'immobile, sia per chi effettua i lavori che, grazie alla cessione del credito, può renderlo oltre che certo anche liquido.

Il Decreto dovrebbe inoltre introdurre un corretto meccanismo di controllo per evitare che si facciano rientrare spese non ammesse all'agevolazione, affidando l'asseverazione del progetto a tecnici abilitati. Il meccanismo di verifica delle eventuali frodi cambia passo però quando si tratta di asseverare il credito da cedere o da inserire in fattura quale sconto. In questo passaggio l'asseverazione sembrerebbe non più affidata a tecnici abilitati, e quindi anche ai Dottori Commercialisti, bensì ai Centri di Assistenza Fiscale.

Tale previsione, oltre a non riscontrare ovviamente il nostro parere favorevole, è priva di qualsivoglia giustificazione logica. Una domanda ci sorge immediatamente spontanea: in base a quale logica quando si tratta di avere certezze in ambio edile ci si rivolge ad un ingegnere o ad un tecnico abilitato, ma non lo si fa quando si tratta di avere conferme in ambito fiscale? Perché, anziché rivolgersi ad un professionista che come minimo ha conseguito una laurea, svolto un tirocinio e superato un esame di abilitazione, si decide di voltare lo sguardo dalla parte opposta? Cosa manca alla nostra categoria per aver diritto a queste esclusive che sarebbero già tali se solo si conoscesse a fondo e una volta per tutti il ruolo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili? O forse questi commercialisti servono solamente quando ci sono da fare "visti" pesanti, che comportano responsabilità a volte ben superiori anche al possibile incasso derivante dalla prestazione stessa?

Ci auguriamo pertanto che la previsione anticipata dal quotidiano sia solo frutto di una errata interpretazione di qualche bozza di Decreto che attualmente è in circolazione.

Se così non fosse, considerato che il Decreto è in "lavorazione" da inizio aprile e ad oggi ancora non è stato approvato nella sua versione definitiva, ci auguriamo che i legislatori "sprechino" qualche ora in più per rimediare a un tale errore che, oltre a sancire l'ennesima ingiustizia nei confronti della nostra categoria, rischierebbe di rendere meno efficace una norma che ha l'intento di premiare imprese e cittadini che agiscono seguendo i dettami della norma. Ancora una volta ci vediamo purtroppo costretti a rivendicare il nostro ruolo quali professionisti abilitati ed unici soggetti idonei a certificare ed asseverare crediti di natura fiscale.

     

La Giunta UNGDCEC

Gentile Collega,

trasmettiamo un documento con delle linee guida pratiche e un modello di autocertificazione relativi all'emergenza Covid-19, elaborato dalla Commissione UNGDCEC Studi Professionali.

La guida è stata prodotta con la speranza di dare risposta a quelle che potrebbero essere le domande più frequenti nella riorganizzazione del luogo di lavoro, nonché di riassumere le informazioni essenziali che dovranno essere fornite a chiunque (collaboratori, dipendenti, clienti e fornitori) entri e/o permanga in studio. Inoltre, è proposta una check list da seguire per verificare lo stato della propria organizzazione interna.

Scarica i documenti.

La Segreteria UNGDCEC

Gentile Collega,

trasmettiamo il documento redatto dall'Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili sul tema dei compensi in ambito giudiziario.

Scarica il documento

La Segreteria UNGDCEC

Fra le misure preannunciate nel prossimo Decreto di Aprile (esulando da DPCM del 26/04/2020 ad oggi non ancora pubblicato) sarebbe previsto il rinvio dal 31 maggio al 30 settembre della notifica di 25,5 milioni di atti (8,5 milioni gli avvisi di accertamento e 17 milioni le cartelle di pagamento) in scadenza a dicembre di quest'anno.

Premesso che bisognerebbe capire - tra questi - in che misura si tratti di avvisi bonari, di inviti al contraddittorio, di avvisi di accertamento, di liquidazioni formali delle dichiarazioni o di cartelle di pagamento di diversa genesi, l'UNGDCEC si interroga sull'opportunità di un invio massivo, come parrebbe previsto. Il mero ed esclusivo rinvio di atti (già pronti per essere notificati) rappresenta davvero la modalità migliore?

Oppure il citato rinvio rappresenterà un mero propagandistico palliativo, durante l'emergenza Covid, traducendosi in un caos generale dal primo ottobre?

Se da un lato il contribuente, fino al 30 settembre 2020, sarà certo di non ricevere atti/comunicazioni, dal primo ottobre 2020 le cose potrebbero complicarsi non poco.

Non infatti è tutto oro quello che luccica!

Ogni atto che viene notificato ha bisogno di essere letto, riletto, studiato, analizzato ed ad ogni contribuente deve essere riconosciuto il diritto al contraddittorio e ad un'adeguata difesa, affidandosi al difensore che ritiene più qualificato ad espletare quel particolare incarico.

Tutto questo, dal primo ottobre potrebbe essere a rischio!

Durante la lunga sospensione generata dall'emergenza Covid, mentre tutta (o quasi) l'Italia si è fermata, gli Uffici hanno continuato a lavorare per generare accertamenti e cartelle di pagamento (25,5 milioni!!!).

Il primo ottobre - per la prima volta - davvero basterà un semplice click per "scatenare l'inferno": tutti gli atti che nella normalità sarebbero stati notificati in un arco temporale di ben 6 mesi e mezzo, arriveranno contemporaneamente, prima, a tutti i contribuenti italiani e, successivamente, sulle scrivanie di tutti i dottori commercialisti. 

La notifica simultanea di ben 25,5 milioni di atti consentirà al professionista di garantire l'erogazione di prestazioni professionali di livello qualitativamente elevato, con diligenza e dedicando a ciascuna questione esaminata la cura e il tempo necessari, al fine di acquisire una sufficiente certezza prima di formulare qualsiasi atto e/o consulenza?

La domanda è quasi retorica..

Appare infatti lapalissiano come la notifica contemporanea di tutti questi atti potrebbe non garantire il diritto alla difesa ed al contraddittorio del contribuente!

Fermo restando il diritto/dovere di controllo dell'Agenzia delle Entrate e la necessaria attività di notifica degli atti, potrebbe risultare opportuno dal primo giugno notificare quegli atti che - come più volte comunicato dalla stessa Agenzia delle Entrate - sono già pronti, sospendendo i termini d'impugnazione fino al 30 settembre e di conseguenza, il pagamento preteso.

In questo modo, nel più lungo periodo di sospensione, i difensori potranno, anche a distanza, depositare atti, richiedere istanze di annullamento, effettuare contraddittori mentre gli Uffici potranno garantire la lavorazione delle pratiche (cosa che con la notifica degli atti simultaneamente sarebbe impossibile) in tempi congrui. In questo modo si potrebbero evitare dispendiosi ed ingiusti contenziosi che dal primo ottobre 2020, stante la notifica simultanea di un numero spropositato di atti, risulterebbero inevitabili, venendo meno - in concreto - i tempi per tentare strade stragiudiziali alternative.

L'ipotesi formulata dall'UNGDCEC garantirebbe al singolo contribuente il giusto diritto di difesa sancito dalla nostra Costituzione ed il rispetto della nostra categoria professionale, con benefici effetti anche per l'Amministrazione finanziaria, avendo un termine più ampio per comprendere, in un proficuo contraddittorio, la legittimità o meno delle pretese avanzate.

Tenuto infatti conto del diritto/dovere di controllo dell'Agenzia delle Entrate, appare equo consentire ai professionisti di svolgere la propria attività di assistenza in modo proficuo ed a condizioni accettabili, garantendo non di meno il rispetto di un diritto costituzionalmente riconosciuto!

La Giunta UNGDCEC

Gentile Collega,

Ti invitiamo a prendere visione della circolare, a cura della Commissione Nazionale Finanza Agevolata e Fondi UE, sul tema: "Misure ConfProfessioni per l'emergenza COVID 19".

Puoi scaricare il documento cliccando sul seguente link:

http://www.knos.it/editoriale/documenti/2020/04/29/%22Misure_ConfProfessioni_per_l%e2%80%99emergenza_COVID_19%22/13260

La Segreteria UNGDCEC   

In nome dell'emergenza sanitaria, ormai da circa 2 mesi, abbiamo imparato a convivere anche con il ricorso costante da parte del Governo alla decretazione d'urgenza, unica scelta possibile nel nostro ordinamento giuridico per introdurre, su scala nazionale, norme di immediata applicazione finalizzate a dare risposte celeri in materia sanitaria, economica, di pubblica sicurezza e non solo.

Tuttavia, a causa della scarsa chiarezza con la quale sono stati redatti i decreti d'urgenza, tale obiettivo non può definirsi pienamente raggiunto! Il caos interpretativo che è seguito ad ogni decreto emanato ne è la prova inconfutabile di quanto possa essere difficile in Italia dettare regole certe, che non necessitino di successivi provvedimenti attuativi ancor più complessi della norma stessa o, addirittura, forieri di paradossi giuridici e lacune che, troppo spesso, hanno disatteso le aspettative o gli annunci reboanti che hanno preceduto i vari decreti emanati.

In un ordinamento giuridico di matrice civil law, però, la forma è sostanza e le sbavature possono divenire delle zone grigie in cui abilmente insinuarsi provocando delle ferite nella società ben più profonde delle, seppur gravi, disattenzioni nei confronti di talune categorie di lavoratori autonomi e imprese cui abbiamo dovuto assistere.

Per il ruolo che ricopriamo e per lo spazio che vogliamo occupare nella nostra società, tale premessa è ancor più vera e sentita da parte di noi giovani commercialisti. Ci si riferisce in particolare all'ennesimo increscioso corto circuito normativo che, approfittando delle misure introdotte nel decreto Cura Italia per contenere il contagio da Coronavirus, ha condotto alla nefasta conseguenza della scarcerazione ai domiciliari, per motivi di salute, di diversi boss della mafia al 41-bis.

Tuttavia, se per tutte le altre storture normative ci siamo prontamente battuti per la loro correzione, di fronte ad un tale macroscopico "effetto collaterale" il primo sentimento che abbiamo provato è stato quello dello sconforto. Sconforto perché è incomprensibile come il nostro sistema politico e giudiziario, oramai assuefatto da una burocrazia asfissiante, non sia stato in grado di evitare che l'ennesima lacuna normativa, o maldestra interpretazione operativa, producesse una così dolorosa umiliazione nei confronti di un Paese che da anni combatte questi personaggi, anche grazie a persone che hanno perso la propria vita per contrastarli. Un'offesa insanabile verso chi ha lottato per l'arresto e la condanna di questi criminali ai quali, pur garantendo il diritto alla salute all'interno delle carceri, nessuna concessione in termini di ritorno alla libertà può essere tollerata.

Non si tratta di accanimento in quanto la misura detentiva, in risposta ai crimini dei quali si sono macchiati, è la logica conseguenza dell'affermazione dello stato di diritto in cui viviamo, cui va affiancato il principio della certezza della pena ed il rispetto per le vittime, e i loro familiari, che hanno pagato in prima persona le conseguenze delle azioni compiute da questa particolare categoria di criminali.

Come spesso accade, purtroppo, al danno rischia poi di sommarsi la beffa se si pensa al rischio concreto che il ritorno alla semi libertà di tali pericolosi boss possa ulteriormente rinvigorire le organizzazioni criminali di stampo mafioso, particolarmente attive in questo momento nel tentativo di sostituirsi al sistema dell'economica legale e, cosa ancor più grave, nel sostituirsi al ruolo dello Stato quale entità capace di soddisfare le esigenze di una comunità ottenendone in cambio, però, consenso ed omertà necessari per continuare a coltivare i loro affari illeciti e controllare ampie zone del nostro territorio.

Le cronache di questi giorni, purtroppo, raccontano del rifiorire del fenomeno dell'usura in sostituzione dell'accesso legale al credito, oppure della distribuzione di aiuti economici o alimentari da parte delle organizzazioni mafiose in luogo dei sussidi statali che stentano ad arrivare.

Tutto questo non può passare inosservato e, poiché, lo sconforto non è un sentimento che a noi giovani è consentito nutrire, ci uniamo a chi in questi giorni ha denunciato con forza la gravità di quanto accaduto esortando le autorità competenti a porre immediato rimedio, non consentendo ulteriori scarcerazioni ai detenuti al 41-bis e facendo ritornare in carcere coloro ai quali sono già stati concessi gli arresti domiciliari.

Il nostro più nobile sentimento è la speranza che il mondo in cui viviamo possa davvero cambiare e continueremo a lottare affinché ciò accada. La nostra cara Italia ha bisogno di questo, oggi più che mai!!!

La Giunta UNGDCEC

UNGDCEC: "I nodi vengono al pettine, misure di sostegno inadeguate per cittadini, imprese e professionisti" 

La Fase-2 dell'emergenza Covid-19 è iniziata nel peggiore dei modi, con errori macroscopici da parte del governo. Purtroppo, proprio nel momento della ripartenza tutti i nodi sono venuti al pettine: nel corso del discorso del Premier Giuseppe Conte abbiamo ascoltato troppi slogan, come il 'basterà un click' che mal si concilia con l'amministrazione pubblica italiana. Si annunciano inoltre interventi a sostegno di imprese e professionisti che sono tali soltanto sulla carta, e vengono chiesti sacrifici agli italiani promettendo l'azzeramento dell'Iva sulle mascherine, dimenticando che rispettare i protocolli ha un costo. Sono inadeguate anche le misure per la gestione dei figli. Per mettere in atto vere riforme, quelle promesse dal governo insieme alla tanto auspicata semplificazione, noi crediamo che servano nuove idee. I giovani professionisti, che vivono ogni giorno al fianco degli imprenditori, sono pronti a dare un contributo: al governo chiediamo di ascoltare le nostre idee.

Sono numerose le note dolenti. Nel corso della nuova 'puntata' di quella che è diventata la saga televisiva più appassionante di questo periodo, il Presidente del Consiglio, con tono trionfale, ha evidenziato come l'Inps abbia ricevuto tra gennaio e marzo 109 mila domande di reddito di cittadinanza e bonus cittadinanza in più. Si tratta di un successo di una (quantomeno controversa) misura di assistenzialismo, citarla mentre si parla di ripartenza del Paese ci ha lasciato interdetti, per quanto poi nel discorso si sia cercato di correggere il tiro.

Per quanto concerne la parte che riguarda le imprese, oltre a indicare le date ipotizzate per le riaperture, il Capo del Governo anticipa un nuovo decreto (e visti i molti Dpcm pubblicati giorni dopo i relativi annunci, vien da pensare che il primo ministro voglia creare nel pubblico una inedita 'suspence': l'anticipazione dell'anticipazione) con interventi a sostegno delle imprese per 55 miliardi, il che stride fortemente con la dichiarazione secondo cui sarebbe stato un successo aver erogato a lavoratori autonomi, professionisti il bonus di 600 euro per complessivi 3 milioni di euro. Ma come sarebbe? Avevamo 55.000 milioni (i 55 miliardi) da usare e abbiamo dato solo 3 milioni ai professionisti e nemmeno a tutti?

Per ciò che riguarda la gestione dei figli, poi, le misure attuali non sono sufficienti: la nostra categoria non si ferma mai, gli adempimenti rallentano ma sono inesorabili, motivi per cui occorrono forti incentivi per consentire a tanti giovani commercialisti con figli di portare avanti il proprio lavoro.

Ancora, il professor Conte fa riferimento ad un nuovo protocollo che le imprese dovranno rispettare per le aperture, ma l'attenzione si incentra sui prezzi delle mascherine per i cittadini e l'azzeramento dell'Iva relativa. Viene invece tralasciato l'aspetto che è sotto gli occhi di tutte le attività economiche: rispettare i protocolli ha un costo. Ben venga quindi un protocollo migliorato, ma esso deve essere accompagnato da adeguate misure di sostegno.

E poi, le riforme. Chiunque faccia il nostro lavoro ormai si mette le mani nei capelli quando sente parlare di riforme e di semplificazione, poiché l'esperienza ci insegna che essa sia sempre andata nella direzione di semplificare le cose per lo Stato, a spese dei cittadini. Il Premier ha dichiarato che l'Inps ha fatto un'attività straordinaria in un mese che in tempi normali sarebbe stata processata in 5 anni. Senza nulla togliere a tale sforzo dell'Inps, dobbiamo ammettere che un brivido ci ha percorso la schiena quando il Presidente ha parlato di rinnovare automaticamente il bonus di 600 euro (senza bisogno di riferirsi all'avvio catastrofico delle domande sul sito dell'Inps il quale inizialmente non ha retto l'impatto informatico delle istanze tanto da spingere i vertici a parlare di un attacco hacker).

Se si vuole davvero migliorare, non serve il click, occorre che si semplifichi la vita ai cittadini, che si dia un vero segnale di cambio di rotta: ad esempio, prendiamo la controversa disposizione che ha posticipato i versamenti delle imposte di 4 giorni e che "in cambio" ha allungato di 2 anni la possibilità di essere accertati, e nel stralciare tale norma proviamo anche a ribaltarla riducendo (rispetto alla normativa 2019, per intenderci) di 2 anni i periodi accertabili. Questo sarebbe un bel segnale di cambio di direzione. Nessuno sconto agli evasori, non un condono, semplicemente una richiesta all'Agenzia delle Entrate di svolgere più velocemente la propria attività.

L'Ungdcec ha un grandissimo bacino di idee che potrebbero davvero migliorare l'economia e l'attività delle imprese e dei professionisti nostri clienti. 'Utili al Paese' è stato uno slogan della nostra categoria e come sindacato dei giovani commercialisti non vediamo l'ora di poterlo dimostrare sul campo, siamo quindi a disposizione delle istituzioni che vogliano ascoltare le idee di oltre 10.000 giovani professionisti il cui lavoro è essere accanto alle imprese ogni giorno, a fianco degli imprenditori. Perché se qualcosa davvero può sbloccare l'Italia è un simile patrimonio di cultura economica che troppo spesso è stato ignorato.

E se ami l'Italia, mantieni le distanze, ma ascoltane le idee.

La Giunta UNGDCEC

Chi siamo

L'Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili è stata costituita il primo maggio 1989, per la necessità di costituire un organismo nazionale di rappresentanza la cui natura volontaristica miri al perseguimento di obiettivi di alla crescita professionale, etica e culturale degli iscritti. L'unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Bergamo è stata fondata nel 1989, per diffondere anche sul territorio locale lo "spirito di Unione"

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