L'Organismo Mondiale della Sanità definisce la tutela della salute come "uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solamente l'assenza di malattia o di inabilità".
Ancor prima la nostra Costituzione, all'art. 32, riconosce il diritto alla salute come un diritto fondamentale dell'individuo e "interesse della collettività", stabilendo altresì che "la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana". Il diritto alla salute, come diritto fondamentale a livello sociale, viene tutelato anche dall'art. 2 della Costituzione; essendo inoltre strettamente connesso al valore della dignità umana, rientra nell'ulteriore previsione dell'art 3.
Pertanto, si può affermare che il diritto alla salute possieda una valenza "erga omnes", ovviamente professionisti compresi!
In aggiunta l'art. 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani prevede al primo comma che "ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà".
Per quanto dovrebbe essere tutto questo scontato, purtroppo ci chiediamo dove sia finito il rispetto di questi principi fondamentali sanciti sia a livello internazionale sia a livello nazionale per la nostra categoria, soprattutto nel periodo che stiamo attraversando. Lo sappiamo, è di qualche giorno fa la notizia della posizione assunta dapprima dalla Ragioneria Generale dello Stato e poi dal Ministero della Giustizia, che hanno espresso parere negativo - peraltro adducendo motivazioni di mancanza di copertura - allo slittamento automatico degli adempimenti in caso di malattia o infortunio del professionista, sancendo di fatto che i professionisti non abbiano diritto ad ammalarsi. Questo purtroppo è solo l'ultimo degli esempi che in questo periodo ci troviamo ad aver subito e che ancora una volta ci troviamo nella condizione di segnalare.
In questa situazione di incertezza causata dall'emergenza Covid-19, i Commercialisti e gli Esperti Contabili offrono servizi di primaria importanza per le imprese e per i cittadini, supportando la grande macchina della Pubblica Amministrazione e della Economia, ma questo evidentemente non basta a vedersi garantito il diritto alla salute in caso di malattia o infortunio.
La tutela è sempre mancata, la nostra "libera" professione ne ha sempre sofferto, ma è insostenibile ed inaccettabile mai come ora l'attuale carenza di tutele.
Definiti "utili e indispensabili" al Paese, in caso di malattia - intesa come detto in senso più ampio e non limitata solo alle recenti problematiche dovute al Covid - i professionisti non potrebbero certamente essere "sostituiti" dai loro clienti, che non sarebbero in grado di far fronte direttamente e personalmente ai tantissimi adempimenti imposti dalle norme fiscali, civilistiche, tributarie, giuridiche; anzi, sarebbero ulteriormente penalizzati incorrendo in sanzioni dovute per le tardività e/o le omissioni, o peggio in provvedimenti per i quali non è possibile neanche "ravvedersi".
Avremmo voluto assistere a provvedimenti ovvi, avremmo voluto rasserenare i nostri studi, i nostri collaboratori e dipendenti, i nostri clienti, le nostre famiglie. noi stessi. che il sistema aiuta tutti indistintamente in caso di difficoltà, con misure e provvedimenti adeguati alla professione ed attività che si svolgono, perché la malattia colpisce l'individuo e in quanto tale, non può e non deve avere eccezioni nel merito delle misure di aiuto, fossero anche rappresentate da un segnale quale quello di slittamento degli adempimenti in caso di Studi con casi covid.
Chiediamo tutele maggiori in caso di malattie ed infortuni nostri e/o di nostri cari vicini che richiedono il nostro aiuto, chiediamo che sia garantita la dignità di ciascun individuo, attendendo sempre fiduciosi un intervento del legislatore in tal senso e, nell'attesa, coltivando la speranza di riuscire a continuare a svolgere il nostro lavoro nell'interesse dei clienti e dello Stato, che troppo spesso si dimentica di una categoria - quella dei commercialisti e degli esperti contabili - rendendola di fatto essenziale, ma invisibile.
Ribadiamo quello che oramai è divento il nostro motto, citando le parole di William Ramsey Clark: "Un diritto non è ciò che qualcuno ti concede ma è ciò che nessuno può toglierti"!
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Roma, 3 maggio 2021
La Giunta UNGDCEC